Emergenza umanitaria/ Magatti: la speranza

brunomagattiUn passo avanti è stato fatto. La decisione, il 21 luglio,  del prefetto di Como di affidare al Comune  il coordinamento delle azioni sull’emergenza umanitaria alla Stazione San Giovanni, dando quindi maggiori possibilità d’azione all’assessore alle Politiche sociali Bruno Magatti permette almeno un’accelerazione delle procedure dando più possibilità a una persona sicuramente interna politicamente, idealmente e per storia di vita alla cultura dell’accoglienza e dei diritti umani.

Si tratta però di una missione difficilissima per la quale si corre il rischio che non basti né l’impegno dell’assessore (che peraltro non inizia ieri) né la disponibilità solidale della città che si è fatta sentire sia nella neonata Rete Como senza frontiere che nelle altre organizzazioni, da più tempo attive, parte della Rete dei servizi per la grande marginalità. La scelta fatta di non dichiarare lo stato di emergenza e di non far scattare l’intervento della Protezione civile espone i profughi accampati e il Comune che dovrà coordinare le azioni al rischio di mezzi e personale insufficienti, risorse inadeguate, tempi di intervento incompatibili con le necessità delle persone. Le soluzioni messe in campo dal Comune su cui sta lavorando Magatti sono opportune. Si pensa a un tendone della Croce rossa, allestito nello spazio vicino alla stazione, nell’area dei Padri Somaschi che già hanno assicurato di mettere a disposizione dell’emergenza bagni e docce della palestra del Collegio Gallio. Si parla (finalmente) dell’installazione a cura di Cento stazioni di una serie di servizi igienici veri collegati alla rete idrica e delle fogne. Si parla di soluzioni per le mense e  almeno a un primo passo per la tutela della salute grazie alla Caritas e alla Croce rossa. Magatti che ha esposto le sue intenzioni nell’incontro del 21 notte in stazione con il parlamentare di Sinistra italiana Franco Bordo non ha nascosto le difficoltà, ma si è detto convinto che sia possibile con l’impegno di tutti farcela invitando a percepire le istituzioni non estranee al tessuto di azione positiva della città. I tempi sono strettissimi, qualche rigurgito di razzismo e xenofobia già si è manifestato, non è mancata persino qualche provocazione fasciorazzista resa inoffensiva dalla preziosa presenza costante delle Forze dell’ordine, le condizioni di vita delle persone che vivono nel parco della stazione San Giovanni sono vergognose per una delle città più ricche del pianeta, ma vedere la determinazione con la quale Magatti si dimostra convinto che si possano trovare soluzioni deve far sperare che la sua missione non sia impossibile. Il nostro giornale pure nella sua modesta possibilità di azione non farà mancare, praticando il giornalismo partecipato che abbiamo scelto,   a tutti coloro che si occupano dell’emergenza (amministratori, reti, persone) il supporto di un’informazione libera, inossequiosa, laicamente schierata verso i deboli e contemporaneamente solidale verso tutte le azioni che cercano di risolvere i problemi. La stessa prospettiva dell’Arci di cui non casualmente la nostra impresa giornalistica è parte. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni] [Foto Marisa Bacchin]

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